Per chi, come me, impegnato contro la guerra, Emergency e il suo leader Gino Strada era un mito, soprattutto per il suo non dipendere da contributi governativi. Mito infranto anni fa, quando, con il siluramento di Cecilia Strada e i conseguenti finanziamenti pubblici (questo l’ultimo bilancio pubblicato da Emergency) si prefigurava una china già percorsa da tante altre ONG, trasformatesi, da organizzazioni umanitarie super partes, in ancelle dell’imperialismo che, ogni tanto, devono pur rendere qualche corvée allo Stato che li paga.
Ad esempio, sottacendo sulle criminali sanzioni che anche l’Italia impone alla Siria; o identificando Erdogan quale unico responsabile della guerra alla Siria (riducendo la Siria alla ormai mitica Rojava); o patrocinando iniziative finalizzate all’aggressione alla Siria, come la mostra “Le foto di Caesar”. È questo oggi il ruolo di Emergency? Ancora no, anche se il suo sodalizio con il MOAS e altre ONG impegnate nell’accoglienza dei migranti (e ferocemente pro-“ribelli siriani”), lascia presagire il peggio.
Di certo, fa cadere le braccia il patrocinio di Emergency al film strappalacrime “Alla mia piccola Sama” basato sulla bufala degli ospedali in Siria fatti bombardare da Assad e realizzato da un profugo siriano di lusso, Hamtza al-Kateab, la cui vicinanza ai tagliagole (che da otto anni, per conto dell’Occidente e delle Petromonarchie, stanno alimentando la guerra alla Siria) è documentata da queste fotografie.
Una innocente svista il patrocinio di Emergency? Crediamo di no, anche perché lo scandalo di questo “documentario umanitario” era stato già denunciato (oltre che qui) da un articolo di Vanessa Beeley che ha fatto il giro del mondo. Forse, per questo patrocinio, Emergency farebbe meglio a scusarsi con i suoi, ancora numerosi, sostenitori e tornare ad occuparsi di benemerite attività finalizzate alla salvaguardia di vite umane. E, magari, in nome di queste, chiedere la fine delle sanzioni, che dopo una guerra costata 400.000 morti, oggi stanno uccidendo, per fame e malattie, decine di migliaia di Siriani.
Francesco Santoianni